giovedì 2 luglio 2015

Papavero


Papavero (anche papavero selvatico, rosolaccio) Papaver rhoeas - papaveracee. RICONOSCIMENTO: erbacea annuale con radice fusiforme e fusto eretto peloso (40-60 cm), delicato, ramificato. Le foglie sono alterne, picciolate, mono o bipennate, a lobi diseguali. In giugno-luglio compaiono i fiori, solitari, grandi e assai appariscenti, di un bel colore rosso acceso (ma anche rosa o bianchi), con una macchia nera alla base di ciascun petalo. 
Il frutto è una capsula obovale, con numerosi semi neri. Comune dal mare alla zona submontana, è una tipica pianta infestante dei campi di frumento e orzo; molto presente anche lungo le strade, tra le macerie, negli incolti, lungo i fossati. PROPRIETA': presenta morfina, acido meconico, resine, mucillagine e sostanze coloranti; è leggermente sedativo, bechico, pettorale. 

IMPIEGO: l'infuso o lo sciroppo per combattere l'insonnia, nervosismo, eccitazione, ansia, tosse e bronchite; consigliato in particolar per bambini ed anziani poiché non presenta alcun effetto secondario. Per uso esterno si consigliano compresse imbevute di infuso per il mal di denti. Per uso cosmetico, l'infuso per massaggiare la pelle arrossata o applicato  per mezzora tramite compresse contro le rughe. In cucina si possono impiegare i giovani germogli, che hanno sapore molto buono e vengono in genere serviti crudi in insalata; ottimi comunque anche in padella, fritti in pastella o in minestre e risotti. 
SI UTILIZZA: i petali dei fiori alla fioritura (giugno-luglio), avendo cura di prelevarli alla sera, privi di umidità; si essiccheranno poi su piccoli graticci, in luogo ombroso e ben ventilato, evitando che ammuffiscano. A scopo alimentare si raccoglie tutta la pianta prima della fioritura. AVVERTENZE: non ha niente a che vedere con il papavero da oppio, ma in dosi elevate può causare intossicazioni e avvelenamenti, sopratutto negli organismi più deboli. Rispettare scrupolosamente le dosi e non utilizzare le capsule.

Orzo


Orzo; Hordeum vulgare - graminacee. RICONOSCIMENTO: pianta annuale dal fusto eretto (1 metro), cavo, dotato di nodi, e foglie, di colore verde, ruvide, lineari. I fiori sono raccolti in spighe e compaiono in primavera; i frutti sono delle cariossidi racchiuse da glumette esterne a spiga. Di origine asiatica, è tra le più antiche piante coltivate dall'uomo e, probabilmente, lo è stato ancora prima del frumento. 

In Italia e nel resto d'Europa viene coltivato in maniera intensiva. PROPRIETA': particolarmente nutritivo e ricco di amido e fosforo, è antinfiammatorio, rinfrescante, emolliente, galattagogo. IMPIEGO: nell'alimentazione facilita la digestione dei dispeptici, dei malati e dei bambini piccoli, come decotto o malto per convalescenza e debolezza fisica, per infiammazione degli apparati digerente e urinario, nervosismo; l'infuso di malto per agevolare la secrezione del latte. 


Per uso esterno: cataplasmi con la farina per far maturare gli ascessi e contro i dolori reumatici; impacchi con il decotto su occhi arrossati e pelli irritate. Anche a scopo alimentare viene usato in svariati modi: in chicchi, come farina o semolino previa macinazione delle cariossidi, tostato e poi macinato, oppure prima fatto germogliare e poi ridotto in fiocchi. Sempre più diffuso in questi anni è il caffè d'orzo, che ha eccellenti proprietà nutritive senza risultare eccitante come quello normale. 
SI UTILIZZA: le cariossidi (frutto secco proprio delle graminacee, contenente un solo seme). CURIOSITA': al di là dell'uso in terapia e cucina, sicuramente l'impiego più conosciuto dell'orzo è quello della produzione della birra; questo benefico cereale viene anche usato per la produzione di malto per whisky e per l'alimentazione di bestiame.