Tu non sai guarirti, neanch'io sapevo farlo, ora so come fare, ti spiego come si fa...
martedì 18 marzo 2014
Foto Kirlian
Le foto Kirlian, (o effetto Kirlian) sono delle foto fatte con delle macchine fotografiche particolari che riescono a catturare lo spettro di luce o energia che ogni cosa, persona o essere vivente emana, più o meno intensamente; questo spettro si chiama Aura. L'effetto Kirlian si ottiene applicando un'alta tensione elettrica a una pellicola fotografica. Genera una sfumatura colorata e luminosa intorno all'oggetto, fu scoperto dal russo Semyon Davidovich Kirlian nel 1939. L'apparecchio utilizzato è composto da due elettrodi, uno dei quali collegato a massa (quasi sempre un soggetto umano), e distribuisce la tensione fornita da un generatore, attraverso una lastra di vetro, questo apparecchio è chiamato camera Kirlian. L'"effetto" è fisicamente frutto del fenomeno di ionizzazione dei gas, quando sottoposti ad elevata tensione elettrica, anche se nel corso degli anni ha suscitato l'interesse di alcuni cultori del paranormale, introducendo il concetto di "aura kirlian". L'aura rappresenterebbe la compenetrazione del corpo fisico del soggetto da parte di una entità energetica individuale che ne costruisce in così detto corpo eterico e che, nelle relazioni umane, determinerebbe una predisposizione fisiologica alla taumaturgia. In fisica è comunemente noto come effetto corona. Una precisazione: fotografando con questo sistema un corpo vivente e ad esempio una forbice (non vivente) si nota la differenza, l'aura del vivente che è più espansa e più brillante di quella del non vivente. Evidentemente fra le due cose fotografate esiste una differenza... Quella che si evidenzia proprio con questa apparecchiatura. L'effetto Kirlian, fotografato sulle foglie, dimostra che se si taglia la foglia in un certo punto, sulla foto Kirlian si troverà la forma della foglia intera "prima" della mutilazione. Qualcuno ha provato questo procedimento con persone che avevano perso un'arto o un dito poco tempo prima, e la "foto" riportava esattamente la forma come se il dito fosse ancora presente.
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